Il Monumento ai Caduti di tutte le Guerre

Su un alto basamento gradinato poggia un obelisco culminante con una statua bronzata raffigurante l’allegoria della Vittoria alata che protende una corona d’alloro e regge un ramo di palma. Il modello della scultura realizzata dall’artista napoletano Luigi De Luca è riproposto in altri monumenti dell’Italia meridionale: Saviano (NA), Rutino (SA), San Giovanni Rotondo (FG), San Paolo di Civitate (FG).

Una variante, con la statua di dimensioni notevolmente ridotte, fu realizzata per Licusati, frazione di Camerota (SA), paese d’origine della famiglia dello scultore.

Secondo alcune notizie in attesa di una conferma documentaria, l’incarico per il monumento di Spadafora è da collegare al commissario prefettizio dell’epoca, Francesco Grazioli, che probabilmente manteneva contatti diretti con l’autore.

Spadafora-  Monumento ai  Caduti  28 Luglio 1929

         Come è possibile dedurre da foto d’epoca, dal biglietto d’invito dell’inaugurazione e da alcune lettere ancora visibili, sul prospetto principale dell’obelisco era presente un’iscrizione dedicatoria, oggi coperta da una lastra marmorea con un testo inciso quasi leggibile, ma di seguito integralmente riportato. Sul basamento sono collocate due lapidi: una presumibilmente dedicata ai caduti della Grande Guerra, l’altra a quelli del secondo conflitto mondiale (che in atto copre un’iscrizione originale con un fascio littorio visibile in alcune foto d’epoca). Il monumento, inaugurato il 28 Luglio 1929, era originariamente delimitato da quattro pilastrini in cemento raccordati da catene. (L.G.)

           

Lapide sul prospetto principale: IL POPOLO DI SPADAFORA/AFFIDA AL BRONZO TENACE/ GLI EROI/ SUL CUI SANGUE FIORI’ LA VITTORIA/ AUSPICANDO/ CHE LA FIAMMA SACRA/ RAVVIVATA DAL FASCISMO/ SI ACCENDE NELLE GENERAZIONI NUOVE/ PER LE FORTUNE IMMORTALI DELLA PATRIA/ S.MAGISTRI/ DETTO’.

Numero dei caduti: 40 della Prima guerra mondiale, 25 della Seconda guerra mondiale e c.a 31 civili.

(testo tratto da “Memorie della Grande Guerra” a cura del prof. Luigi Giacobbe della Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Messina.)