Il Castello

La storia di Spadafora è collegata a quella dei feudi di San Martino e di Venetico e alla vicissitudini della famiglia nobiliare Spadafora, che ne resse le sorti per circa quattro secoli e che intorno alla seconda metà del Settecento fondò il paese omonimo. Il feudo di San Martino infatti fu acquistato da Federico Spadafora, già Principe di Venetico e Maletto e Marchese di Roccella, che ne divenne Marchese nel 1459 e proprio nell’area dei due feudi di S. Martino e Venetico era compresa la zona costiera dove sorge oggi il paese di Spadafora, che a quell’epoca era quasi del tutto deserta a causa del pericolo delle incursioni piratesche.

In questi luoghi esisteva una torre difensiva con annesso fondaco ( dall’arabo funduq, era un posto di sosta e di ristoro per viandanti) forse sorta alla fine del Quattrocento per volere della stessa famiglia Spadafora come controllo della marina.

Alla fine del Cinquecento, l’architetto fiorentino Camillo Camilliani, era stato incaricato dal vicerè del Regno di Sicilia di progettare un sistema difensivo di torri da edificare  e da ristrutturare sulle coste della Sicilia . Nelle tavole e nella descrizione eseguite dal Camilliani, è illustrata la torre a pianta quadrangolare di Spadafora in vista assonometrica, contornata dalle basse strutture del fondaco e sulla sommità è disegnata in tratteggio la sua proposta di variante tramite l’inserimento di un altro piano. In queste tavole non trova riscontro la tesi dell’attribuzione a Camilliani del progetto della costruzione dell’edificio attuale,  come asserito da Alba Drago Beltrandi.

Sulla spiaggia di Spadafora per lungo tempo si effettuò il carico e lo scarico delle merci che via mare partivano e arrivavano da Milazzo e Messina, e qui, intorno alla fine del XVI secolo fu costruito il primo nucleo del castello palazzo di proprietà della famiglia Spadafora, forse su quella che fu la torre del fondaco.

Sugli spigoli della torre difensiva con fondaco vennero innestati quattro bastioni scarpati,  con la caratteristica forma a cuneo e con due facce sporgenti rettilinee il cui compito doveva essere quello di dividere le forze nemiche e deviare i proiettili dell’artiglieria pesante. Su di essi sono posizionate quattro garitte.

Nello schema architettonico con i quattro baluardi angolari fortemente scarpati e nella cordonatura che fascia l’edificio, al di sopra della quale si aprono le finestre, si può riscontrare un richiamo ad altre strutture preesistenti in Italia, quale “La Castellina” di Norcia del Vignola, risalente al 1554.

Il Castello dovette assumere l’attuale configurazione presumibilmente verso la metà del Seicento, sui canoni stilistici e decorativi di un manierismo attardato cui è estranea la partecipazione del Camiliani.

Nel Settecento, infine, il forte fu trasformato in residenza nobiliare.

Che il castello abbia avuto in tal periodo funzione abitativa e non di difesa è testimoniato anche dal fatto che le pareti sono ‘bucate’ da numerose aperture che ne avrebbero indebolito l’efficacia militare.

Sull’arco a tutto sesto realizzato in conci lapidei, e precisamente sulla chiave di volta si evidenzia l’incisione della data di posa (1687).

Il portale d’ingresso è sormontato dallo stemma nobiliare risalente all’incirca al 1600, nel quale è rappresentato nella parte in alto a sinistra il leone rampante dei Branciforte, subito in basso il simbolo dei Moncada-Aragona, in alto a destra lo stemma dei Ruffo e in basso a destra quello dei Santapau.

Al centro vi è lo stemma degli Spadafora rappresentato da un braccio che brandisce una spada. Questo stemma si riferisce al matrimonio di Giuseppe Spadafora-Branciforte, figlio di madre Moncada Aragona,  con Imara Ruffo-Santapau.

L’antico portone in legno risale al 1687. E’ formato da due ante nelle quali si aprono altrettanti portelli per il passaggio dei pedoni.

All’interno esistono ancora due fori quadrati dove venivano inserite robuste sbarre di legno utilizzate come spranghe per assicurare la chiusura della porta.

Proviene dal Castello Medievale di Venetico Superiore, era collocato nella cappella di famiglia e si presume fosse di Federico Spadafora che ottenne il conferimento del Cavalierato del Sovrano Ordine di Malta.

Raffigura in bassorilievo un’armatura dell’epoca scomposta e  a destra in basso è scolpita la croce dell’Ordine dei Cavalieri di Malta.

Fu trasferito a Spadafora dai Samonà nel 1925

E’ l’unica  sala in cui, durante il restauro, il soffitto non è stato ricoperto da intonaci, dunque si può ancora ammirare qualcosa dell’opulenza che caratterizzava l’antica abitazione nobiliare.

Gli stucchi risalgono al 1900 circa e gli affreschi, ormai quasi completamente rovinati, raffigurano dei cavalieri.

In origine gli interni e le volte del castello erano realizzati in mattoni a faccia vista e le pavimentazioni originali in cotto lucido a piastrelle esagonali, ma queste ultime sono state rimosse in seguito al  restauro da  parte della Soprintendenza.

In questa sala era presente una botola che presume l’esistenza di un piano cantinato e di una via di fuga in caso di attacchi nemici che collegava con la parte retrostante della chiesa S.Giuseppe.

L’esistenza di una galleria sotterranea che metteva in comunicazione il castello sito a Spadafora con quello di Venetico, potrebbe non essere soltanto una leggenda locale, suffragando la tesi secondo la quale il passaggio segreto avrebbe potuto consentire il rafforzamento della dotazione di soldati in difesa dell’avamposto, oltre che costituire una via di fuga per imprevedibili e possibili arretramenti.

Alberto Samonà ultimo proprietario del castello nel 1950 iniziò degli scavi all’interno e nelle vicinanze del castello per riaprire il tragitto della galleria, ma il buon senso determinò l’abbandono dell’iniziativa a causa dei pericoli incontrati.

Al piano superiore vi era la sala di lettura con annessa biblioteca, i cui arredi sono andati in gran parte trafugati e i rimanenti sono di proprietà dei discendenti della famiglia Samonà, eredi degli Spadafora.

Erano presenti anche numerose armature e lampadari in ferro battuto, nonché dipinti e libri di valore.

Oggi rimane solo la vetrinetta contornata da un decoro di stucchi.

In questa stanza è presente un altro stemma nobiliare che in origine era nel Castello Medievale di Venetico ed è stato ivi trasferito dai Samonà dopo il terremoto del 1908 per paura di eventuali crolli.

Questo stemma è più antico di quello del portale e risale al 1550 circa.

Rappresenta il matrimonio tra Francesco Spadafora e Melchiorra Moncada-Aragona, infatti rivediamo il braccio con la spada, simbolo degli Spadafora, le righe verticali simbolo degli Aragona e gli otto cerchietti simbolo dei Moncada.

Nei quattro angoli, in maniera simmetrica troviamo le terrazze dei torrioni i cui parapetti sono decorati da merlature e possiamo anche osservare le garitte di forma cilindrica sormontate da cupole circolari, realizzate in muratura di mattoni a faccia vista.

Questo sottolinea la funzione di organismo difensivo che  l’edificio aveva in un primo momento.

La funzione difensiva è evidenziata oltre che dall’inserzione dei quattro torrioni angolari, dall’organizzazione dell’edificio a pianta stellare, tipica dell’architettura militare del Cinquecento, e dalle strette feritoie .

Alcune foto risalenti al 1929, scattate in occasione dell’inaugurazione del Monumento ai Caduti, mostrano che queste terrazze erano state a quel tempo chiuse con falde di copertura spioventi, rivestite da coppi in laterizio: le cosiddette pennate.

Evidentemente, durante successivi lavori di restauro, sono state rimosse.

Anche se realizzato in due diversi momenti, la composizione architettonica visualizza la duplice funzione dell’edificio: di abitazione signorile nel nucleo centrale e di organismo difensivo nei torrioni angolari.

Il nucleo centrale è caratterizzato dalla stesura di ampie superfici definite agli angoli dal lieve risalto delle lesene in pietra.

Il carattere signorile di questa parte di edificio è ribadito dagli eleganti balconcini sorretti da doppie mensole in pietra fiancheggiati da due grandi finestre, riquadrate da eleganti cornici.

Federico Spadafora , Barone di Militello e San Martino ed era in possesso del Feudo di San Martino che comprendeva: Spadafora, Venetico e San Martino stesso. Commissionò la costruzione della fortezza-castello  per resistere alle invasioni turcomanne.Federico Spadafora fu Cavaliere del Sovrano Ordine di Malta il 4 Marzo 1572 e Provveditore alle Fabbriche del Regio Patrimonio di Messina nel 1594. Sposò Beatrice Branciforte Lanza dalla quale ebbe un figlio: Giuseppe Spadafora Branciforte .Morì nella residenza del proprio Castello a Venetico nel 1615 e fu sepolto nella Chiesa Madre dove ancora oggi è possibile ammirare il sarcofago nobiliare.